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Processionaria, il nemico che striscia e vola

Processionaria, il nemico che striscia e vola

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Ogni anno, all’arrivo dei primi caldi, quando la primavera ancora stenta a “sbocciare”, cominciano i primi avvistamenti di processionaria: i casi diventano sempre di più, spesso accompagnati da articoli sui giornali e sui social network o da servizi in televisione. L’attenzione diventa sempre maggiore finché poi, quasi di punto in bianco, gli avvistamenti finiscono. Resta però una traccia di paura che porterà, poi, a identificare come processionaria ogni essere peloso che striscia. 

Ma qual è la verità su questo “nemico”? cosa provoca e in quali situazioni? Proviamo a conoscerlo meglio. 

Quando parliamo di “processionaria” parliamo in realtà di 2 insetti diversi: la processionaria della quercia (Thaumetopoea processionea), diffusa nelle aree boschive e normalmente poco problematica per le persone proprio perché diffusa in ambienti poco antropizzati, e la ben più conosciuta e spesso più pericolosa processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa). 

In entrambi i casi parliamo di lepidotteri (farfalle) che negli stadi giovanili si nutrono di foglie: di quercia nel caso della T.processionea e di pini nel caso della T. pityocampa

Il loro nome deriva dal fatto che quando escono dal nido per svolgere la loro funzione trofica o per cercare un luogo idoneo dove impuparsi (sotto terra), si spostano una dietro l’altra come se fossero in processione. 

Sono particolarmente pericolosi per l’uomo e ancora di più per gli animali d’affezione perché hanno sul dorso peli, estremamente volatili, che a contatto con la pelle provocano un’immediata reazione cutanea che si manifesta con un eritema papuloso estremamente doloroso e pruriginoso; in quei casi in cui arrivano a contatto con gli occhi, possono anche causare cecità. Negli animali d’affezione, se vengono respirati o entrano in bocca, a contatto con la lingua, possono causare morte per asfissia. 

IL ciclo biologico della processionaria del pino consente una sola generazione annua. Le femmine depongono le uova verso la fine dell’estate, in una sorta di manicotto, intorno ai rami bassi esposti al sole. Le uova sono protette da peli presenti sul petto della mamma, urticanti come quelli delle larve, fino al momento della schiusa che avviene all’inizio dell’inverno, quando le giovani larve costruiscono un primo nido provvisorio. All’aumentare del freddo le larve si spostano sui rami più alti dove costruiscono il nido definitivo intrecciando aghi di pino con bava sericea. Abitudine è quella di uscire nei giorni di sole per nutrirsi, mentre nelle giornate più fredde rimarranno al caldo nel nido. In primavera le larve scenderanno dal nido per cercare nel terreno un luogo dove impuparsi. Dopo circa un mese si avrà lo sfarfalleranno degli adulti e l’inizio di un nuovo ciclo.

Nei popolamenti arborei in cui l’insetto minaccia seriamente la produzione e la sopravvivenza degli alberi o in ambito urbano dove l’insetto rappresenta un rischio per la salute delle persone o degli animali, la lotta è obbligatoria ai sensi del D.M. del 17 aprile 1998 e regolamentata dal DM 30 ottobre 2007.

 

Le azioni di controllo alla processionaria vanno effettuate in maniera organizzata e integrata e soprattutto sulla più vasta area possibile. In base al periodo dell’anno, specie nelle aree maggiormente infestate, si consiglia di eseguire le seguenti operazioni. 

All’inizio dell’inverno.

-       vanno individuati gli alberi potenzialmente infestati e vanno trattati sulle foglie con idonei prodotti antilarvali; le giovani larve, nutrendosi di foglie, ingeriranno il prodotto antilarvale che funzionerà meglio quanto più giovane sarà l’età delle larve stesse.

Negli ultimi mesi invernali.

-       vanno attentamente osservati gli alberi al fine di individuare i caratteristici “nidi”; gli stessi vanno tagliati e distrutti.

Nei primi mesi primaverili.

-       Vanno posizionati sui tronchi degli alberi speciali trappole che cattureranno le larve all’atto di scendere dai tronchi per raggiungere il terreno dove andranno ad impuparsi.

All’inizio dell’estate.

-       Vanno posizionate sugli alberi trappole a feromone che cattureranno i maschi eventualmente sfarfallati e non consentiranno loro di riprodursi. 

Le operazioni di controllo devono essere effettuate da personale esperto e professionale: la pericolosità intrinseca dell’insetto e il fatto che spesso bisogna intervenire in quota, raccomandano sempre una massima cura e cautela possibile.